quando l’occhio
ha imparato
piangere
è diventato
cenere
soffiata
con venti d’inverno
perché tremi?
quando l’occhio
è diventato saliva
leccato
dal tempo
di Minerva
i santi
ti morivano
accanto
e ti giocavi
a carte
il peccato
quando l’occhio
mi guardava
allo specchio
mi stavano stretti
i demoni
con loro segreti
quando l’occhio
mi guardò in faccia
si strinse il cuore
tra le braccia
di Giuda
non c’è più nessuno
che ti culla
quando l’occhio
si è svegliato
ti ho trovato accanto
Categoria:
Volutio
avrei voluto morire
là
dove nascono le pietre
ma non mi è stato dato
morire volando
avrei voluto morire
dove nasce l’alba
che porta via il ricordo
di una luna bugiarda
latrata da un cane
quanto un pezzo di pane
avrei voluto morire
sul tuo petto come
croce desta dell’inferno
che brucia
l’eterno
ma sono morta
nel tuo pensiero
leggero
di ferro
caduto per terra d’inverno
calpestato dal gelo
dimenticato sullo sterno
solamente il dente mi odia
nel morso dalla memoria
quando sente
come si strappa in solco
con gusto salato
di sangue
e di Dio morto
la carne indurita
in inno e madreperla seppellita
sul fondo dell’oceano
mi brucia la tempia di gelo
incoronatemi con il tramonto
di un sole passeggero
per essere regina
in siberie che muoiono
leccate dalla lingua aspra
dell’ultimo bestemmio
con la testa tagliata
come i galli decapitati
al primo canto
camini su sentieri stretti
ubriaco
di luce che scende dall’alto
solo le mie mani
si ricordano il sole
quando si alzano
al tuo collo
per abbracciarti forte
amore
i passi son pesanti
e sembrano scovare
sepolcri
sporchi di ricordi
per riposare
i morti rimasti in piedi
per pregare
ali spezzate in volo
verso il cielo
cadute per terra
nella polvere nera
dei pensieri
malati di malinconia
perché non sei più mia
perché troppo fragili
perché deboli
per diventare arcobaleni
sopra l’aria che bestemmio
di averti portata via
con la pioggia
di ruggine
fino a margine
della follia
il sole al tramonto
sta in bilico
sulla punta
del mio cuore morto
aspettando di cadere
con le prime luci
dell’alba tiepida
per lavarti il viso
da questa maschera
per asciugarti l’occhio
di questo lungo patio
intagliato sulla tua anima
come la faccia di Dio
sulla pietra
per lasciarti il volto nudo
e pulirti dallo sputo
di veleni
di lasciarti la pelle
che brilli come le icone
dipinte su vetri
per guardare
da questa finestra
orizzonti lontani
dove è sempre domani
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