mi ossessiona profondamente e precario l’idea di prigione mi sento prigioniero nel proprio se, un se rapace, che non si vuole vuoto, nemmeno tangibile, un se duplicitario che mi fa guardia alla margine dell’essere che non mi lascia nemmeno a morire – gli suicida si sono svuotati di sé. è così! del se sintomatico riflessivo stereotipato
l’unico oscuramento della libertà è la libertà stessa non puoi essere libero che in uno spazio libero di te stesso questo significa abdicazione non libertà la libertà non è aria da respirare né vita da vivere non è che l’illusione onirica di un vuoto precario tangibile contagiosamente rifiutato
cosa nasconde la paura di morte se non la morte stessa la sua presenza tangibile la consapevolezza della morte ed il suo appiattirsi sul se non sono che esercizi di contemplazione dell’ego da fuori dal vuoto
la coscienza è vizia da se appena esiste si corrompe diventa morbida e catarra al di là delle pretese esegetiche arrogate